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Il concetto di italianità ha due facce, è sia “la coscienza di sentire l’appartenenza alla civiltà, alla storia, alla cultura e alla lingua italiana,” che passa attraverso l’ordinario, i gesti quotidiani di chi emigra e stabilisce una relazione diretta con un paese e una cultura diversi, sia l’insieme delle caratteristiche identitarie nella percezione dell’Italia, riferito a oggetti ed esperienze altri, straordinari, che rendono desiderabile essere secondo il canone dell’italianità. Negli anni ’50 l’Italia prova a ridefinirsi dopo gli anni bui della guerra e del fascismo: i vettori che testimoniano questo cambiamento sono oggetti, arredi, opere d’arte e architetture, raccontate o esperite, come sui transatlantici, disegnati in tutti loro tratti come ambasciatori mobili d’Italia. All’esperienza diretta si affianca il racconto, sulle pagine delle riviste e nelle raffinate brochure pubblicitarie, che proprio nello sfalsamento tra vita reale ed esperienza immaginata, costruisce la narrazione di un paese mitico, accattivante, finalmente moderno e rinnovato.