Abstracts
Riassunto
Nel suo libro "André Gorz, le socialisme difficile" Arno Münster riepiloga le idee del sociologo sartriano. Analizza le diverse opere delineando percorsi, possibili collegamenti ed intrecci esistenziali.
Résumé
Dans son livre "André Gorz, le socialisme difficile" Arno Münster rassemble les idées du sociologue sartrien. Il analyse les différentes œuvres délimitant des parcours, de possibles liens et enchevêtrements au sein de la pensée existentielle.
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Chi già stimava il pensiero di André Gorz, filosofo e sociologo cresciuto all’ombra di Jean-Paul Sartre, è rimasto sorpreso dalla dote letteraria del suo ultimo breve libro: Lettera a D. Storia di un amore, uscito nel 2006. Dal testo alla vita, un anno dopo il finale annunciato suscitava grande commozione. Il 24 settembre 2007 André e Dorine decidevano di uscire di scena insieme, si sono suicidati nella loro casa di campagna a Vosnon, dove abitavano. Lei era affetta da un morbo degenerativo e lui ha voluto accompagnarla. Nella sua Lettera a D. dichiarava: "Hai appena compiuto ottantadue anni. Sei sempre bella, elegante, desiderabile. Sono cinquantotto anni che viviamo insieme e ti amo più che mai".
Il filosofo esistenzial-marxista si congedava con un pensiero-vissuto, con un gesto d’amore che è "uno dei più bei testi della letteratura", come ha scritto Michel Contat, una lettera che esprime la tenera passione di un lungo amore. Un affetto che sembra contrastare, nella loro fedeltà, il modello di copia aperta Sartre-Beauvoir.
Ora Arno Münster ci propone di proseguire sulle tracce lasciate da questo pensatore solitario, André Gorz, le socialisme difficile, (Nouvelles Editions Lignes, Paris). Un libro che analizza le diverse opere delineando percorsi, possibili collegamenti ed intrecci esistenziali.
Gorz nasce a Vienna nel 1923, padre ebreo, madre cattolica, nel ‘39 con il nazismo, è messo al sicuro in un collegio svizzero a Lausanne dove passerà gli anni della guerra. Nel 1941, a Genova, dove era andato a trovare sua madre, scopre in una vetrina due romanzi di Sartre, di cui aveva già letto qualche pubblicazione di carattere filosofico. Ne rimase colpito, un filosofo romanziere era una sintesi suggestiva: "credo di essere stato il primo sartriano convinto e incondizionale". Gerard Horst, il suo vero nome, o Michel Bosquet il primo pseudonimo o André Gorz, farà però una traiettoria singolare, otterrà la laurea in ingegneria chimica, una professione mai esercitata, per poi dedicarsi alla sua vera passione: la filosofia, la sociologia, il comportamento umano. Nel dopoguerra si farà francese rifiutando, per un lungo periodo, ogni espressione che provenga dalla cultura tedesca.
Conosce Sartre nel 1946, quando il filosofo francese si reca a Lausanne per una conferenza. Ha solo 23 anni, è già laureato e decide di trasferirsi a Parigi per poter vivere e lavorare vicino al suo maestro. "Senza Sartre - afferma in un’intervista - probabilmente non avrei mai trovato gli strumenti per pensare e superare ciò che la mia famiglia e la storia hanno fatto di me. Da quando ho scoperto L’essere e il nulla, ho avuto la sensazione che ciò che Sartre diceva della condizione ontologica dell’uomo coincideva con la mia esperienza." Con gli anni diventerà responsabile del comitato di redazione di Les Temps Modernes, la rivista fondata da Sartre, Beauvouir e Merleau-Ponty e poi cofondatore di Le Nouvel Observateur insieme a Jean Daniel.
Gli studi di André Gorz consentono ulteriori sviluppi al marxismo esistenzialista di Sartre, Arno Münster gli riassume in tre punti: a) salvaguarda dell’individuo in quanto esistente, nel quadro di una filosofia de la praxis fondata sulla teoria marxista dell’alienazione e dell’emancipazione; b) rifiuto di ogni determinismo, la dialettica marxista è dialettica storica e quindi richiede di essere attuata; c) difesa dell’emancipazione come movimento di auto-organizzazione spontanea di spazi autonomi e di cooperazione volontaria di soggetti, che cercano un’alternativa concreta all’ordine economico e sociale del capitalismo attuale.
Secondo Arno Münster l’obiettivo di Gorz è quello di mettere in atto una teoria della rottura con l’ordine economico del capitalismo. Una frattura in grado di spodestare la razionalità economica imperante per una razionalità differente che partendo dell’eredità del marxismo, in un’accezione non dogmatica, tenga conto dell’evoluzione del capitalismo. Un eco-socialismo che metta in causa la logica della produttività da un punto di vista ecologico, postulando una significativa riduzione dell’orario di lavoro in un’ottica vicina a Ivan Illich.
Particolarmente attento ai mutamenti provocati dall’automatizzazione e la robotizzazione della produzione industriale nel capitalismo avanzato Gorz, pubblicava nel 1980 il suo celebre Adieux au prolétariat un contributo di grande valore tendente a demistificare una serie di precetti del marxismo. Per Gorz questi dogmi sacri non solo non sono più attuali, ma si sono trasformati in uno dei maggiori ostacoli per la comprensione dei fenomeni sociali ed economici delle nostre società. Arno Münster indica che, per Gorz, non si tratta soltanto di uno scivolamento ideologico dei lavoratori verso posizioni piccolo borghesi, ma piuttosto di una persistente diminuzione del peso sociologico della classe operaia. Le nuove forme di razionalizzazione mettono in crisi una società fondata sul lavoro e obbligano l’individuo a cercare altrove le risorse identitarie e di appartenenza sociale. È quindi indispensabile una ridefinizione delle vecchie categorie.
Il proletariato né si vede né è più visto come "agente sovrano della libera creazione di ricchezza", è divenuto piuttosto impiegato, operatore di un’attività-passiva che rende impossibile al soggetto identificarsi con il suo fare. L’emancipazione, dunque, è per Gorz, un cambio radicale che riguarda la costruzione di un contro-potere in una prospettiva ecologico-socialista che subordini la razionalità economica alle necessità sociali. Una razionalità che dia impulso alla decrescita riducendo bisogni e tempo lavorativo. Certo non è semplice, l’inevitabile conflitto è dietro l’angolo, bisogna però ricordare che il socialismo è difficile, non impossibile.